venerdì 17 giugno 2011

LA SINDROME DEI SUPERCONDUTTORI E LA CURA DELLA BOCCA DELLA VERITA

di Gianluigi Deiana

La non stop referendaria di Bianca Berlinguer ha raggiunto il suo apice alle 23, quando la seriosa ponderazione dei risultati da parte degli ospiti in studio, Bersani, Sechi e Quagliariello, si è concessa un intermezzo di folklore appunto con la festa alla Bocca della Verità; dal microfono della piazza si è però chiesto gentilmente cosa c’entrano Bersani, Sechi e Quagliarello con la vittoria referendaria, se i partiti si stiano rendendo conto di cosa stia succedendo e se i superconduttori abbiano cognizione del fatto che il più importante terremoto politico degli ultimi vent’anni è stato prodotto da movimenti di base tuttora ignoti e da comitati promotori tuttora esclusi dalla comunicazione pubblica. Bianca è diventata rossa, ha imposto lo stop all’intervista, ha rivendicato la lunga attenzione del suo tg alla campagna referendaria, ha rimarcato furiosamente che la direzione di un telegiornale porta in studio i politici perché porta in studio chi le pare e ha provato a concedere di nuovo la linea: ed ecco che uno schieramento di culi di fuori si è stagliato di fronte agli sguardi allibiti della dotta congrega. Un istante, poi stop, come nel migliore Ken Loach.

Una settimana fa Giovanni Floris ha contattato il Comitato si.nonucle per una intervista a Bustianu Cumpostu sul formidabile referendum antinucleare sardo del 15 maggio, chiedendo di organizzare una conferenza stampa sotto il palazzo del consiglio regionale e indicando il giorno e l’ora; tutto come concordato, salvo che poi la registrazione non è andata in onda, sostituita da una finta intervista a un giornalista della “Nuova Sardegna”; anche Bustianu aveva interpretato il fenomeno popolare in corso così come alcuni giorni dopo tutti avremmo visto alla Bocca della Verità, e così Floris ha semplicemente soppresso il risultato sardo sopprimendo il punto di vista del comitato promotore, ballarando poi come sempre e come niente fosse tra Sallusti, Bonelli, Oscar Giannino e Rosy Bindi, come nel migliore Ionesco.

Il tormentone Anno Zero si è mosso con maggiore abilità e con un efficacissimo jolly, Adriano Celentano, con cui si è fatta esattamente la stessa cosa in termini di azzeramento mediatico dei comitati referendari; Santoro è un professionista in tutto, anche nel cancellare gli invisibili per fare audience con gli inguardabili, tanto che la denuncia mossa da Marco Bersani per conto del Comtiato per l’acqua pubblica è rimasta totalmente occultata, lo stesso Marco è diventato un invisibile e l’inguardabile Santanchè ha lasciato la seggiola allo splatter Brunetta. Gran finale con la baraonda provocata da Castelli, colta al volo da Santoro e rilanciata verso lo spettro del presidente Garimberti: fare o non fare Anno Zero ad un euro, questo è il dilemma ontologico nazionale come lo fu la questione dell’essere e del non essere nell’ Amleto di Helsingore.

Poteva quindi mancare il tuttofago Fabio Fazio? Certo che no, ed ecco che tra il lancio dell’ultima opera di Walter Veltroni e le tante sagre estive nelle quali si daranno cittadinanze onorarie a Roberto Saviano la corazzata Repubblica rilancia i suoi pupilli chiedendosi dove mai faranno “Vieni via con me” e che fine farà quel capolavoro della cucina mondiale che è noto come “Che tempo che fa”. Quanto amore per il proprio lavoro e per la missione etica della Rai… ma la Bocca della Verità?

Questo è il quadro generale della sindrome dei superconduttori. Se prescindiamo da Minzolini e Vespa o dall’indimenticabile Piero Marrazzo, che a loro modo erano e rimangono più logicamente organici e basta non guardarli, si tratta di una vera patologia. Il risultato dei referendum e prima ancora la lunga battaglia nelle trincee informative degli ottomila comuni italiani, bar, biblioteche, sale parrocchiali e circoli di dopolavoro, oscurate sistematicamente o peggio ancora ignorate del tutto dal discorso pubblico appaltato ai conduttori superstar, bene, questo risultato politico e quella battaglia civile certificano l’incapacità irrimediabile di questi personaggi e di questo costume nel capire quello che sta succedendo. E si spiega benissimo: come ruolo sociale specialistico e come ceto separato essi sono i gemelli siamesi della casta direzionale creata dal bipolarismo.

Ergo: auspicando che crollino gli uni, dobbiamo auspicare che si dissolvano anche gli altri. Nel mio territorio, che è quello di un grappolo di paesi con circa diecimila abitanti intorno alla gramsciana Ghilarza, il quorum referendario è schizzato verso il 70%. Chi ha combinato tutto questo? Spiace per le nostre rassicuranti balie serali, ma come cantava il giovane Bob Dylan “sta succedendo qualcosa qui: do you, mister Jones?”.


Nessun commento:

Posta un commento