Pubblichiamo un articolo del 7 Marzo tratto da La Repubblica:
Fanno retromarcia anche Sahara Media e Ani, le due testate mauritane che sabato scorso avevano annunciato l'avvenuta liberazione della cooperante italiana Rossella Urru e del gendarme Ely Ould Moctar. A sollevare il velo dall'incertezza è stata una telefonata del poliziotto mauritano a sua madre. Nel colloquio, intercorso ieri, Moctar ha detto di essere ancora nelle mani dei suoi sequestratori, in un'area imprecisata del Maghreb, scrive Sahara Media nel sito in arabo.
Il 'Movimento Unicità e Jihad nell'Africa dell'Ovest', costola di Al Qaeda per il Maghreb islamico, a cui è stato attribuito il rapimento di Rossella Urru e di due suoi colleghi spagnoli in un campo di profughi Saharawi, il 23 ottobre a sud dell'Algeria, avrebbe poi diffuso un comunicato esprimendo "rammarico" per la diffusione della notizia della liberazione della cooperante italiana. Nel testo, il 'Movimento Unicità e Jihad nell'Africa dell'Ovest' inviterebbe i mauritani a fare pressioni "sul regime del presidente Aziz" per salvare la vita del gendarme "prima che sia troppo tardi".
Il sito di Ani, invece, citando una fonte anonima nel nord del Mali, definisce "falsa" la liberazione del gendarme e afferma che i "negoziati per la liberazione di Moctar, Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli sono ancora in corso" e vi partecipano "elementi collegati all'Aqmi (Al Qaeda per il Maghreb islamico) e al Movimento Jihad".
Secondo Ani, le due organizzazioni terroriste avrebbero "raggiunto un accordo per uno scambio tra i tre occidentali e il gendarme" con il prigioniero salafita Abderrahmane Ould Meddou (o Abderrahamane Ould Meydda al Azawadi, secondo altre fonti), arrestato per il suo coinvolgimento nel sequestro di altri occidentali, tra cui la coppia di italiani Sergio Cicala e Philomene Kabouree nel 2009. La notizia di uno scambio con Meddou era stata smentita dagli stessi organi della stampa mauritana.
Una doccia fredda per Samugheo, paese natale della cooperante rapita il 23 ottobre in Algeria. Il padre Graziano e mamma Marisa non si erano fatti molte illusioni: troppo contraddittorie le notizie sul presunto rilascio e soprattutto nessuna conferma dalle autorità italiane. Unico punto di riferimento certo, per i genitori, sono sempre stati e ancora restano i funzionari del ministero degli Esteri con i quali sono in stretto contatto. "Noi possiamo solo aspettare e sperare" spiega con un senso di impotenza il sindaco Antonello Demelas, che assieme a tutto il paese non rinuncia a mantenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica sul sequestro e a dare conforto ai genitori della giovane. Conforto e solidarietà che stamattina presto il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha voluto manifestare ai familiari di Rossella, personalmente e in forma riservata ma anche a nome di tutta la Sardegna.
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