Sulla cronaca di Oristano il titolo è di quelli che lasciano senza fiato: Agghiaccianti minacce in Comune. «Per ogni bambino che ci togliete ne prenderemo tre dei vostri ».
Questo è quello che avrebbe detto un familiare della bambina di 12 anni affidata a una casa famiglia ai dipendenti comunali del comune di Oristano.
Il primo dato che emerge è l'ignoranza: si continua a utilizzare in maniera indistinta il termine rumeni e rom. Le persone che vivono nelle baraccopoli a Oristano e che sono al centro dei riflettori sono rumeni, non rom, se lo mettano in testa i giornalisti di tutte le testate, se lo metta in testa il titolista dell'Unione Sarda che farebbe meglio a scrivere a grandi lettere il suo nome con a fianco la scritta "è ignorante".
I rumeni provengono dalla Romania e sono cittadini dell'UE come me (purtroppo) e come te; i rom sono un gruppo etnico con una cultura millenaria e affascinante alle spalle e che in questa vicenda non ci stanno a fare niente, sono stati inseriti in maniera criminale e arbitraria dai giornalisti delle testate oristanesi solo per accrescere l'odio popolare nei loro confronti e aggiungere bugie alle tante che già esistono su questo popolo. Dire rom è più facile: tanto chi se ne frega, stessa razza, stessa merda.
La seconda questione è la certezza con la quale la giornalista racconta il fatto, senza usare il condizionale. Era lì presente e ha sentito tutto? Bene, scriva che era lì presente, rafforzerà la veridicità.
Il fatto le è stato riferito? Si può scrivere un articolo di tale portata e fare del terrorismo giornalistico (perché il tenore è quello), diffusore di odio e razzismo su una frase che una persona avrebbe detto ad un altra?
La frase pronunciata può anche essere vera, non lo metto in dubbio, ma vi immaginate se di ogni vostra frase proncunciata in un momento di impeto e di rabbia venisse scritto un articolo (pseudo)giornalistico come questo e con un titolo come questo? Non so voi ma io sarei già a Guantanamo.
E' chiaro che l'intento della redazione è stata quella di fare il titolone per vendere quante più copie possibili lasciando da parte non solo la deontologia ma soprattutto la responsabilità di essere dei costruttori di opinione pubblica che spesso ha dei risvolti nella vita reale come il declinare l'odio etnico in cieca violenza. La redazione oristanese si è forse dimenticata dei loro colleghi Michele Ruffi e Roberto Casu, sempre dell'Unione Sarda, e della loro campagna mediatica di odio razziale contro gli zingari che gli è costata una sanzione disciplinare per violazione della Carta di Roma?
No non se ne è dimenticata, ne ha solo preso esempio.
Noi rilanciamo le tante campagne già esistenti: #boicottaunionesarda
(M.C.)
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