lunedì 21 ottobre 2013

LA RABBIA SOCIALE E L'INFORMAZIONE: 19 OTTOBRE, CRONACA DI UN'APOCALISSE MANCATA

LA RABBIA SOCIALE E L'INFORMAZIONE: 19 OTTOBRE, CRONACA DI UN'APOCALISSE MANCATA
Un giornalista interpreta sempre la realtà. E' patetica la posizione di coloro che dicono che il giornalismo dev'essere obiettivo ed imparziale, nessuno leggerebbe mai un foglio che contiene la tabella oraria dei fatti di cronaca avvenuti in quel giorno.

Per quanto il cronista possa sforzarsi di apparire super partes, egli compie, fin dal momento in cui decide di scrivere o meno su un determinato fatto, un'operazione di interpretazione della realtà da un dato punto di vista politico.
Riguardo il 19 ottobre i grandi gruppi editoriali hanno tenuto in linea di massima la stessa condotta: prima far passare sotto silenzio il corteo, dando invece molto risonanza a quello del 12 ottobre di Rodotà, Landini e Zagrebelsky; in seguito criminalizzare il corteo nei giorni precedenti; ed infine dare ampia risonanza ai pochi momenti di tensione e lasciare da parte la voce del corteo e le sue parole d'ordine e soprattutto creare la dicotomia buoni-cattivi.

Andiamo con ordine.

PRIMA FASE: i giornali, con la Repubblica in testa, non parlano di quella che è destinata ad essere la più grande manifestazione antagonista in Italia dopo il 15 ottobre 2011. Agli editori non interessa dare voce a chi non è e non vuole essere rappresentato e molti redattori con ogni probabilità ricevono pressioni, o talvolta amichevoli richieste, da polizia e ministero dell'interno per soffocare mediaticamente la mobilitazione del 19 ottobre. Neanche il Manifesto, quotidiano comunista (sic), si differenzia dai suoi concorrenti.

LA RABBIA SOCIALE E L'INFORMAZIONE: 19 OTTOBRE, CRONACA DI UN'APOCALISSE MANCATA
SECONDA FASE: La settimana di mobilitazione tra il 12 e il 19 è assai fitta di azioni varie tra occupazioni a scopo abitativo e non, sanzionamenti di sedi di Trenitalia e spese sociali nei supermercati. I giornali non possono non parlare di questi fatti, almeno nelle cronache cittadine, e così sono costretti ad affrontare anche il tema del 19 ottobre. Inizia la fase della criminalizzazione. Il corteo per i giornali è un corteo di No Tav che, grazie a campagne stampa di diffamazione ben organizzate, hanno sostitutito il black bloc nell'immaginario collettivo dell'italiano medio. La realtà è ben diversa, perché i No Tav la loro lotta la conducono in Val di Susa, e sono scesi a Roma rispondendo a un invito dei Movimenti per la casa, organizzatori del corteo del 19. Il corteo è invece variamente popolato: ci sono i sindacati di base, i migranti, gli occupanti dei vari Movimenti per la casa, tutte le anime del movimento romano, vari partiti comunisti, No Tav, No Muos più tanti precari, disoccupati e studenti che hanno deciso autonomamente di aderire. Il 18 poi si scatena l'ufficio stampa della questura di Roma e sembra che la città sia piena di furgoni ricolmi di mazze, bombe carta e chissà quali altre terribili e minacciose armi. A leggere i giornali la città è invasa da black bloc fuori controllo, il 19 si scoprirà che non è così.

TERZA FASE:  Quest'articolo di Repubblica è perfetto per esemplificare il comportamento delle grandi testate durante e subito dopo la manifestazione. Gli autori cercano di distinguere tra buoni e cattivi, addirittura sostengono che "manifestanti buoni" abbiano creato un cordone per difendere la polizia a Porta Pia, ma in realtà i cordoni servono proprio ad impedire che le cariche della polizia disperdano l'assedio al ministero delle infrastrutture. Nei fatti gli scontri sono stati frutto di azioni coordinate e sono durati poco più di dieci minuti e nessuno nel corteo ha preso le distanze da quanto successo di fronte al ministero dell'economia. Quando la situazione si calma il corteo si ricompatta e arriva di fronte al ministero delle infrastrutture. Dentro quel corteo ci sono anche coloro che hanno attaccato il palazzo di via XX settembrre: come si fa allora a distinguere tra buoni e cattivi? Semplicemente non si può perché il movimento è compatto.
LA RABBIA SOCIALE E L'INFORMAZIONE: 19 OTTOBRE, CRONACA DI UN'APOCALISSE MANCATA
La questione non è se sia giusto o meno attaccare i palazzi del potere e coloro che li difendono, ma piuttosto come mai per i giornali italiani è giusto se succede in Turchia, mentre se accade qua è terrorismo? Non c'è stata la guerriglia urbana annunciata dalle grandi testate, ma ci sono state azioni mirate contro i simboli della dittatura dell'austerità. Non c'è stata violenza cieca da parte di cani sciolti, ma c'è stato un corteo che è partito da P.za S.Giovanni ed è arrivato a Porta Pia compatto e senza perdere pezzi lungo la strada.

La rabbia sociale non può essere connotata eticamente, non è buona o cattiva; semplicemente può essere bene o male indirizzata. Stavolta è stata indirizzata bene, perché più di 70 000 persone sono partite e tornate insieme, in un corteo variegato e combattivo che ha dimostrato al governo che i Senza voce non sono alla ricerca di rappresentanza, ma si stanno autorganizzando per riprendersi quello che gli spetta.

Per altre analisi sul rapporto tra media e il corteo del 19 ottobre:

contropiano.org
infoaut.org

(le foto del corteo, tratte da contropiano.org, sono di Patrizia Cortellessa)

(D.P.)


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