Sappiamo quanto è difficile oggi scioperare.
Lo è per chi ha un lavoro fisso, per chi il diritto di sciopero ce
l’ha, ma lo vede sottoposto a troppe limitazioni. Lo è perché è faticoso
rinunciare a una parte del proprio stipendio quando la crisi si
approfondisce e soldi non ce ne sono. Lo è ancora di più per chi è
precario, per chi scioperare significa rischiare di perdere il posto di
lavoro. Lo è per chi è un lavoratore autonomo, perché poi deve motivare
il proprio ritardo nella consegna al committente. Lo è per un
disoccupato o per un intermittente.
Sappiamo tutto questo e lo sappiamo
sulla nostra pelle. Ma sappiamo anche che stare fermi ora vuol dire
perdere (o quasi) la possibilità di lottare domani. La riforma del
mercato del lavoro del governo Renzi – ddl Poletti e Jobs Act – renderà
il lavoro sempre più ricattabile, servile, povero. Contro tutto questo
dobbiamo alzare la testa, prendere parola, resistere.
Il 14 novembre sciopereremo e invitiamo a farlo in tante forme per 24 ore.
Sarà uno sciopero del lavoro dipendente e del lavoro precario, di
quello autonomo e della formazione, sarà uno sciopero metropolitano,
meticcio, digitale e dei/dai generi. Il 14 novembre sciopereremo e
invitiamo a scioperare:
- Per fermare il Jobs Act, per estendere (e non eliminare) i diritti previsti dallo Statuto dei lavoratori a partire dall’art.18. Per abolire la Legge Poletti, i suoi contratti a tempo determi- nato «acausali» e la liberalizzazione dell’apprendistato.
- Per l’abolizione delle 46 forme contrattuali della legge 30. Contro la truffa e le discrimina- zioni del “Contratto a tutele crescenti”. Per un contratto unico a tutele immediate.
- Per un salario minimo europeo. Non siamo disposti a lavorare al di sotto di 10 euro l’ora.
- Per un reddito di base universale, non condizionato all’accettazione di qualsiasi lavoro e finanziato dalla fiscalità generale. Servono subito 15-20 miliardi contro la truffa del Naspi, per il quale sono previsti 1,6 miliardi di euro, sufficienti per non più di 180.000 persone a fronte del 44% di disoccupazione giovanile.
- Per la redistribuizione ai reali beneficiari (disoccupati, neet ed inoccupati) dei 1.5 miliardi di cofinanziamento europeo del programma Youth Guarantee.
- Per la retribuzione di tutti i lavori, che siano sotto forma di stage, tirocini, prove, volontariato o freejobs. No all’accordo sul lavoro per Expo 2015.
- Per l’estensione del diritto alla malattia e alla maternità ai lavoratori autonomi e contro l’aumento dell’aliquota della gestione separata INPS per i professionisti atipici.
- Per la stabilizzazione delle e dei precari nella scuola, nell’università, negli enti di ricerca, negli enti e nelle istituzione pubbliche.
- Per la gratuità dell’istruzione, contro la ‘Buona Scuola’ di Renzi e
l’entrata dei privati nei luoghi della formazione. Per la reale tutela
del diritto allo studio, contro gli ulteriori 150 milioni di tagli
previsti nel decreto Sblocca Italia.
- Per un rilancio massiccio degli investimenti pubblici in formazione e ricerca, contro la privatizzazione del welfare, delle public utilities e dei beni comuni.
Sono solo i primi punti, molti altri li
scriveremo collettivamente in queste settimane che ci separano dallo
sciopero sociale generale del #14N. La lotta sarà lunga e non basterà
uno sciopero, ma non siamo più disposti a vivere e lavorare senza
diritti, non ci stancheremo di lottare.
#NONINMIONOME #SCIOPEROSOCIALE
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