L'ingresso in pieno stile renziano davanti a una platea in età da Mutuo Soccorso ha disatteso le aspettative, e se Pigliaru oggi doveva convincerci a votarlo, è riuscito invece nel risultato opposto. La nostra risulterà un'analisi impietosa, ma ci aspettavamo ben altro da chi è stato presentato nel bel mezzo della tempesta come il condottiero che traghetterà in acque più calme il Partito Democratico sardo e la Sardegna.
Nell'incontro di stamattina, durato circa 45 minuti, il candidato ha fatto un elenco delle sue priorità di governo, rimanendo però molto vago e non centrando il punto politico della crisi sarda e globale, e cioè la necessità di rivedere i rapporti di forza che stringono la Sardegna nella morsa dell'Italia e dell'Europa.
Sarà la deformazione professionale, ma stamattina forse involontariamente si è presentato come un tecnico più che come un politico. Ha provato a calcare il solito terreno del turismo e dell'agroalimentare ricordando l'appuntamento con l'Expò 2015, e mettendo in evidenza le difficoltà che un indiano, allettato dagli stand sardi, avrebbe a venire in Sardegna. Va detto anche che ha parlato dei problemi della scuola, sui quali però non è stato molto incisivo, limitandosi a sciorinare una serie di dati sugli enormi danni causati dagli ultimi 5 anni di governo Cappellacci.
Noi riteniamo che sia necessario sottrarsi al ricatto che impone di votare Pigliaru per non far vincere Cappellacci, non tanto perché riteniamo che il secondo sia meglio del primo (cosa impensabile), quanto piuttosto perché riteniamo che entrambi siano la faccia di una stessa medaglia, che non ha le idee ben chiare su quale futuro politico meriti la Sardegna, e su come questo futuro vada organizzato.
Il tema dell'agricoltura è stato toccato di striscio, mentre sono stati completamente dimenticati i temi dell'energia, dei trasporti, della fiscalità, dell'allevamento, dell'università e del lavoro, tranne che per l'aspetto del lifelong learning.
Insomma nessuna parola sull'Europa, nessun accenno all'area del Mediterraneo, nessun accenno alle politiche contro il precariato sociale e lavorativo, contro il patto di stabilità e a favore degli enti locali, sulla questione della lingua e dell'autonomia, due temi che sono tornati prepotentemente in campo, sui nuovi modelli di sviluppo e su una programmazione a lungo termine che veramente trascini una delle regioni più povere d'Italia e d'Europa fuori dalle sabbie mobili, anche a costo di scontrarsi duramente col governo o nelle sedi europee.
Sicuramente in quarantacinque minuti è difficile dire tutto questo, ma è ancora più difficile non dirne niente.
Non sembra essere dunque la persona adatta ad interpretare le istanze di cambiamento e le sfide globali che il tempo e il periodo storico presentano; piuttosto sentiamo di spingerci a dire che il Soru candidato nel 2004/2009 è stato un partito completamente diverso dal Pigliaru candidato nel 2014.
(D.S.)
Sicuramente in quarantacinque minuti è difficile dire tutto questo, ma è ancora più difficile non dirne niente.
Non sembra essere dunque la persona adatta ad interpretare le istanze di cambiamento e le sfide globali che il tempo e il periodo storico presentano; piuttosto sentiamo di spingerci a dire che il Soru candidato nel 2004/2009 è stato un partito completamente diverso dal Pigliaru candidato nel 2014.
(D.S.)
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RispondiEliminaSu Europa e precariato le idee le ha sempre avute molto chiare...
RispondiEliminahttp://francescopigliaru.blogspot.it/2011/11/tre-scommesse-difficili.html
Anche qui non si scherza:
RispondiElimina"è cruciale salvarle [le banche]. Se il settore finanziario non è più in grado di far girare liquidità, allora tutto - a catena - ne risentirebbe. Per questo vanno salvate, per poi dettare regole più severe. Ma ora va evitato il disastro."
"il mercato del lavoro ha bisogno di flessibilità che va coniugata con maggiore sicurezza sociale. Un discorso che dovrebbe essere esteso a tutto il mondo occidentale perché non si può pretendere che i cinesi alzino i salari, siamo noi che dobbiamo organizzarci."
"Sergio Marchionne ha detto in tutti i modi come si potrebbe tenere la produzione in Italia. La crescita nasce dall’aumento di produttività."
http://francescopigliaru.blogspot.it/2011/09/intervista-leuropa-la-crisi-la-politica.html