PROPAGANDA: UNO SGUARDO CRITICO

Ringraziamo Betty Coa per questo suo contributo.

PROPAGANDA: UNO SGUARDO CRITICO
Il manifesto in questione è quello adottato dal candidato sindaco per Oristano Guido Tendas. La main promise del candidato in questione è un tutt’uno con il visual che contiene in se l’headline, se così la si può definire. Nessun immagine del candidato in primo piano. Il manifesto si basa tutto sulla promessa del sindaco, che in questo modo assume un connotato presuntuoso. Si da per scontato che il votante non abbia bisogno di vedere in faccia il candidato con una main promise così forte. I colori utilizzati sono poco originali, rispecchiano appunto quelli del Partito PD, non a caso i colori della bandiera italiana. Un lettering semplice nel suo carattere. “Guido Tendas”, “+” e “volta pagina” di colore rosso, scelta azzardata che crea un bisticcio tra immagine e testo. Data la soluzione “matematica” scelta, riconducibile alla scuola e ai giovani, il colore rosso potrebbe assumere un significato di “errore”, noto a tutti che è il colore utilizzato dai professori per correggere gli errori nei compiti in classe; potrebbe altresì essere ricondotto all’importanza delle parole, non a caso il nome del candidato sindaco e la main promise basata sull’addizione: “volta pagina”. Le altre due parole chiave “Pd” e “Oristano” sono state scritte in verde, per nessuna ragione specifica o riconducibile logicamente al manifesto, se non per il fatto che l’art director ha utilizzato i colori del partito. Il resto della frase viene riportato in nero poiché privo di parole chiave. ( A questo punto vista la scarsa originalità del manifesto ci avrei messo anche l’uguale di colore rosso, ma va beh.) Il testo viene riportato su un foglio bianco che rappresenta l’unica relazione (poco originale) tra immagine e testo: la pagina è in procinto di essere voltata- “Oristano, volta pagina”. In basso a destra il logo del partito PD adattato per la Regione Sardegna. In basso, sempre sulla sinistra, due frasi riconducibili esclusivamente ad un pay-off. Pessima scelta quella di adottare un pay off troppo lungo, ricco di virgole che rallentano la lettura, ben due righe di colore diverso. La frase migliore di tutto il manifesto sarebbe proprio il “secondo” pay off se solo non si fossero dimenticati di mettere l’interpunzione finale. L’occhio termina la lettura in bellezza su questa frase ad effetto, accompagnata da tanto di anafora (si. .si. .si. .) e di colore bianco. Non trovo una spiegazione logica al colore giallo del primo rigo in quanto può assumere diversi significati totalmente differenti l’uno dall’altro. Il candidato porta avanti una campagna che mira sicuramente ad un alto numero di votanti giovani. Sorge spontanea la domanda: perché utilizzare una formula matematica quando la matematica ai giovani non piace? La risposta è forse più semplice di quanto si creda. Il candidato non può mirare solo ed esclusivamente al voto da parte dei giovani. La matematica è una delle materie scolastiche dove si registrano il maggior numero di insuccessi e allora: “Tuo figlio va male a scuola? Nessun problema, vota Tendas!” “I Giovani. Prima di bocciarli, almeno interroghiamoli.” E anche il voto delle mamme è preso. (I “Giovani” se vengono bocciati è perché non studiano, non perché non sono interrogati.) Nonostante ciò la campagna risulta essere insoddisfacente, poco originale e priva di creatività per un candidato sindaco che mette in primo piano i problemi dei giovani.
Bocciato.

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PROPAGANDA: UNO SGUARDO CRITICO
Il manifesto sotto esame è quello del candidato sindaco per Oristano Andrea Lutzu. Esplicito e diretto il messaggio che si vuole trasmettere con questo manifesto. Un unico visual principale, l’immagine del candidato. L’unico testo presente è l’headline “Il Sindaco… Andrea” . L’utilizzo del solo nome di battesimo del candidato crea un rapporto di confidenza e familiarità tra lui e i suoi possibili sostenitori. Nessun riferimento al partito politico d’appartenenza, se non per il fatto che il nome “Andrea” è stato posto sulla destra. Nessun body copy, nessun logo, nessuna baseline. La main promise sembra essere sottintesa dalla semplicità del manifesto che cerca un rapporto di fiducia basato esclusivamente sul nome del candidato. Un tipo di campagna elettorale molto azzardata che può risultare un’arma a doppio taglio. Da un lato si cerca un rapporto diretto con i votanti, dall’altro viene assunto un tono presuntuoso che potrebbe creare l’effetto contrario. I colori utilizzati sono il bianco per lo sfondo e varie sfumature sull’azzurro per la scritta, nessun significato particolare. Si da per scontato che il votante non abbia bisogno di informazioni riguardo le idee politiche del sindaco, si deve accontentare del nome. Il manifesto così strutturato risulta asettico e privo di creatività. Nessun’altra parola da spendere a riguardo.
Bocciato.


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PROPAGANDA: UNO SGUARDO CRITICOIl manifesto in questione è quello utilizzato per promuovere la campagna elettorale a favore di Giuliano Uras, candidato sindaco per i partiti del centro di Oristano. Nessun body copy, nessuna main promise, nessuna baseline o pay off che esprimano le idee politiche del candidato in questione. Il visual principale,posto sulla sinistra, ritrae il gesto di una mano che imbuca la scheda elettorale. Il visual secondario è l’immagine del candidato stesso (posto, forse, non a caso sulla destra per identificare la sua appartenenza politica). L’headline “UN GESTO fa la Storia” gioca con i caratteri per racchiudere in poche parole varie figure retoriche. La prima, la più evidente, consiste in un iperbole. L’esagerazione nell’amplificare la rappresentazione della realtà (UN GESTO) mediante espressioni che, pur dilatando oltre il vero (la Storia) i connotati di ciò che si comunica, mantengono col vero una qualche lontana somiglianza. L’utilizzo dell’articolo indeterminativo “UN” e la personificazione della parola “Storia” rappresentano l’unicità e l’importanza del gesto. L’allitterazione “st” (geSTo SToria) rende orecchiabile la frase che in questo modo assume efficacia sonora. La semplicità del lettering non prevede nessun segno di punteggiatura. Il messaggio grazie al suo ritmo e alla sua efficacia, in quanto breve e metaforico, è quindi riconducibile ad un possibile slogan. In basso viene riportato il nome per intero del candidato con affiancati i vari loghi dei partiti che lo sostengono. I colori utilizzati sono neutri; il celeste dello sfondo riporta alla mente l’immagine del cielo, non a caso l’utilizzo del colore bianco per la scritta, simbolo di libertà. Slogan e visual sono collegati fra loro dall’importanza del gesto: votare è diritto e dovere del cittadino. Più che una campagna elettorale a favore del candidato sindaco sembrerebbe una pubblicità sociale per indurre i cittadini alle urne. Poca fantasia e poca originalità per un manifesto molto semplice. Tuttavia rimane efficace lo slogan che fa apparire il candidato sotto una veste perbenista che prima di tutto si preoccupa che i cittadini vadano a votare e in seguito che sia lui la loro scelta.
Pro-cciato.


(B.C)

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