I Giovani Comunisti rivendicano l’affissione dello striscione posto in via Cagliari con su scritto “DI LAVORO SI MUORE, DI PRECARIETA’ SI VIVE!” accompagnato da un manichino disteso a terra, simbolo di tutte le operaie e gli operai morti sul posto di lavoro.
In questo periodo anche Oristano è più trafficata del solito, le famiglie attraversano la città dirette nei supermarket e nei negozi per i classici acquisti natalizi: l’ultimo stipendio o l’ultima pensione dell’anno si concentreranno, però, sui beni necessari e poco si eccederà con i regali, che fino all’anno scorso erano la prassi per molte persone.La crisi si sente, gli stipendi diminuiscono e con essi il potere d’acquisto. Assieme a chi si vede calare lo stipendio e ai licenziati, ci sono centinaia e centinaia di persone che lo stipendio non lo vedranno più, perché il lavoro glielo ha portato via insieme alla vita.
A loro, a tutte le donne e agli uomini morti sul lavoro. vogliamo dedicare la nostra azione e in particolare a Cristina Allegretti, la ragazza precaria che a Novembre è stata travolta da una cisterna mentre lavorava in un negozio di detersivi alla spina a Oristano. Nessuno di noi la conosceva, ma conosciamo quella che era la sua condizione. E’ la stessa cui sono condannati migliaia e migliaia di giovani. Insicurezza e precarietà sono parole alle quali già ci stiamo abituando: lavori saltuari lontani anni luce dai nostri sogni, microstipendi, agenzie interinali cui affidare le nostre esistenze e nessun progetto di vita da poter intraprendere. Pacchetti Treu e leggi Biagi pesano come macigni su di noi.
I dati dell’Osservatorio Indipendente dei Morti sul Lavoro sono sconvolgenti. 655 i morti sui luoghi di lavoro dal primo Gennaio ad oggi (594 nell’intero 2010), la cifra supera i 1100 contando ‘i lavoratori morti sulle strade, in itinere o in nero’. In provincia di Oristano, sempre secondo l’Osservatorio, sono 5 i morti sul lavoro.
Una strage a tutti gli effetti, ancora troppo ignorata dall’opinione pubblica e dai media che spesso relegano questi fatti a due righe di giornale. Come fomentano odio e razzismo e creano indignazione sottolineando ogni giorno la nazionalità degli immigrati che compiono malefatte, dovrebbero creare la stessa indignazione parlando ogni giorno dei 3 morti sul lavoro, senza chiamarle ‘morti bianche’ ma chiamandole ‘omicidi sul lavoro’ e sottolineando le responsabilità dei padroni-assassini che in quanto tali troppo spesso pongono il profitto prima di ogni vita umana.
Giovani Comunisti Oristano
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