Se una sera un viaggiatore senza un soldo passasse a Oristano e volesse farsi una partita a calcetto, a tennis, a pallacanestro, non potrebbe. Pochi e malridotti sono infatti gli spazi pubblici e gratuiti per la pratica degli sport. Eppure lo sport è molto spesso una dei modi migliori per riempire la vita dei ragazzi, costretti a confrontarsi con una città che viene lentamente divorata dai non-luoghi e dai quasi-luoghi. Mancano luoghi dove costruire reti di interazione, mancano luoghi dove svolgere una qualsiasi attività.
L'esperienza della ludoteca di Torangius dovrebbe insegnare come a volte basti poco per creare un centro d'aggregazione che aiuti le aree che storicamente hanno maggiori difficoltà ad aumentare la propria coesione interna, a rinsaldare le relazioni fra gli abitanti.
Non è stupido prevedere che un aumento dei centri di aggregazione porterebbe a una diminuzione dei tassi di dispersione scolastica e ripetenza e di conseguenza del livello di disoccupazione giovanile. Le due realtà sono strettamente collegate: un ragazzo che quando esce da scuola non sa cosa fare, perché non può andare a farsi una partitella di calcio o di basket con gli amici tanto per fare un esempio, è un ragazzo che incontrerà maggiori difficoltà nel suo percorso scolastico e potrebbe non conseguire un titolo di studio o entrare con grave ritardo nel mondo del lavoro.
Dunque lo sport deve ricoprire un ruolo importante nell'azione dell'amministrazione: è strettamente collegato con tutti i gravi problemi che affliggono la nostra città. La creazione di nuovi spazi per la pratica sportiva, pubblici e gratuiti, è fondamentale per un'amministrazione che voglia creare una diversa concezione dello spazio sociale urbano, con tutte le ripercussioni positive che questa concezione può portare. Naturalmente si dovrebbe fare i conti con i privati che forniscono da tempo questo servizio per quanto riguarda il calcetto, ma con dei ragionamenti ben fatti si riuscirebbe a non ledere gli interessi di nessuno.
Non solo nuovi spazi però, ma anche una diversa concezione delle manifestazioni sportive. Senza nulla voler togliere alla Tyrsos Cup, per quanto riguarda il calcio, essa dovrebbe essere affiancata da altri tipi di manifestazioni sportive, rivolte ai giovani che non praticano il calcio all'interno delle squadre ufficiali. E' giusto il finanziamento alle associazioni sportive, se questo finanziamento non è regolato in maniera clientelare ma da criteri precisi, ma prima bisogna curare il gradino precedente: prima bisogna stimolare i bambini e i ragazzi allo sport.
Potreste dire che tutto questo esiste già da tempo, ed è vero, ma evidentemente non è abbastanza. E soprattutto si limita a poche giornate durante l'anno, in cui si concentrano decine di sport che poi i ragazzi non potranno proseguire nella vita di tutti i giorni.
Riguardo alla costruzione del nuovo Palazzetto dello Sport, ufficializzata dal commissario Ghiani il 4 ottobre, riteniamo che si sarebbe dovuta preferire una scelta per degli impianti sportivi diffusi. Certamente tutto sta in una differente concezione dello sport: popolare per noi, a disposizione degli eventi regionali, nazionali e magari internazionali, per l'amministrazione comunale e regionale. Se è vero che poteva essere auspicabile la creazione di una cittadella sportiva in un'area periferica, crediamo che la costruzione di un palazzetto da quasi 3000 posti sia un sovraddimensionamento delle capacità di Oristano di accogliere una grande partecipazione di pubblico per vari eventi sportivi e non. Qualche milione sui 6 destinati alla costruzione del palazzetto, sarebbero potuti essere destinati (con un adeguata azione di lobbing da parte delle amministrazioni locali sulla regione) alla creazione di impianti sportivi diffusi in tutta la città e soprattutto nel miglioramento delle aree sportive di Torangius e delle frazioni.
Ci vuole un'azione mirata all'obiettivo del miglioramento del benessere sociale, con la creazione di spazi e di eventi sportivi. Sempre nell'idea di uno sport che sia inclusivo, libero, sicuro e democratico, non tanto competitivo quanto aperto alla partecipazione.
dp
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