Tre storie diverse, la prima lontana nel tempo, le altre due contemporanee ma di diversa portata. Hanno in comune l'essenza: quella di una popolazione che si ribella all'imposizione di infrastrutture inutili (o utili solo per altri); che si ribello allo stupro della propria terra.
Nel 1969 Orgosolo si ribellò alla militarizzazione della Sardegna: Pratobello, pascolo utilizzato da secoli e secoli dai pastori orgolesi, non sarebbe caduto nelle mani dell'esercito o della NATO. Tutti gli orgolesi si opposero con successo, bastò una settimana per cacciare via i fascisti ("Orgosolo ke manda sos fascistas" recita Peppino Marotto nella sua Pratobello).
La lotta della Val Susa non è molto diversa, un popolo storicamente isolato e portato a spinte eccentriche, legatissimo alla propria terra, si ribella contro lo Stato che gli impone un mostro di ferro e cemento che spaccherà in due le montagne, liberando per altro amianto e altre sostanze tossiche conservate nelle viscere delle Alpi.
Qualcuno parla di semplice ostinazione nel difendere il proprio cortiletto, in realtà non è per niente così. La lotta dei NoTav ha un respiro tutt'altro che campanilistico, coinvolge persone di tutta Europa e di tutta Italia. E' una lotta contro lo Stato guidato da interessi diversi da quelli dei cittadini, è una lotta in difesa di ogni terra minacciata dal capitalismo.
La lotta di Narbolia è sorella della lotta della Val Susa, io non sono in grado di parteciparvi attivamente, ma posso dirvi da Roma, che non siete soli. Ci sono migliaia di compagni e di amici in tutta Italia che lottano con voi in contro la TAV, gli inceneritori, le servitù militari. Che questa solidarietà vi rafforzi, vi ispiri a continuare nella lotta.
dp
Nessun commento:
Posta un commento