Stamattina pioveva fortissimo a Roma, eppure più di 500 persone hanno raggiunto il teatro Vittoria a Testaccio per l'assemblea nazionale di Cambiare si può, percorso per una presenza alternativa e in discontinuità con l'agenda Monti alle elezioni 2013. Tutto esaurito, come dicono i cronisti sportivi, tant'è che il teatro quasi un centinaio di convenuti non sono riusciti a entrare nel teatro che ha una capienza di 500 posti.
Molti i romani naturalmente, ma non pochi sono quelli che sono arrivati da fuori in treno e in macchina. All'ingresso alcune donne curde raccolgono firme per una petizione in favore di Abdullah Ochalan (leader del Partito dei Lavoratori Curdi e presidente del suo popolo) da depositare al tribunale europeo per i diritti umani: molti non sapevano nemmeno che Ochalan fosse ancora in prigione, i più giovani non sanno chi sia.
Piove e molti restano fuori, altri seguono l'assemblea in diretta streming (non più di 600 persone a quanto pare). Sono presenti moltissime realtà, No Dal Molin, No Tav, Teatro Valle Occupato, Cgil, Fiom, Rifondazione Comunista, il candidato dei movimenti al Campidoglio Sandro Medici, i comitati per l'acqua pubblica ed altro ancora. Numerosi i richiami all'esperienza dei Girotondi e a quella della Sinistra Arcobaleno, ma solo per ricordare gli errori da non ripetere. Si vuole fare rete coi movimenti, anzi si vuole essere una rete di movimenti, ricordandosi che in Grecia una rete di movimenti è diventata il primo partito. Alla fine riusciranno a intervenire, con 6 minuti di tempo a disposizione, 47 persone e altre 250 circa dovranno accontentarsi di fare da spettatori.
Quasi tutti gli interventi parlano della prospettiva delle elezioni politiche, solo Paolo Flores d'Arcais è scettico: "Se Cambiaresipuò si presenta alle elezioni si brucia e non raccoglie più del 5%. Deve iniziare piuttosto a lavorare da un minuto dopo le elezioni e deve avere bisogno di una forte leadership, o di un magistrato o di un sindacalista". La platea rumoreggia, non apprezza richiami alla leadership, qualcuno urla "Non la vogliamo!".
L'intervento subito successivo a quello di Flores d'Arcais è quello di De Magistris, il più lungo e tra i più apprezzati, di sicuro il più accalorato. De Magistris non concorda con Flores d'Arcais: "Anche la mia campagna elettorale iniziò sotto
la pioggia e i partiti che mi sostenevano avevano meno del 3% ma ce
l'abbiamo fatta. Noi dobbiamo organizzare tutte le lotte che ci sono in
Italia, che rappresentano la maggioranza degli italiani" e poi "Io ci sto se si decide di vincerle queste elezioni". Un De Magistris che si infervora e arringa la platea con maestria (e forse un pizzico di ottimismo di troppo) e che parla come uno che vuole essere un protagonista del progetto del quarto polo di sinistra. Ed in effetti questa è l'impressione che ne traggono i giornali, Repubblica titola "Nascono le liste arancioni di De Magistris".
Dopo De Magistris tocca a Monica Pasquino, dissidente del Sel romano: "Rappresento quella parte di SEL che non
accetta l'alleanza col Pd e abbiamo deciso di partecipare a questa
assemblea come cosa naturale. Il nostro obiettivo è costruire una forza
di sinistra, capace di assumere il governo senza abbandonare i propri
contenuti". Fronda interna contro Vendola dunque e contro la strategia di presentarsi alle primarie.
Vendola che è anche l'oggetto dell'intervento di Ugo Mattei, redattore insieme ad altri dei quesiti del referendum in difesa dell'acqua pubblica. "Anche
il compagno Vendola dovrà essere un nostro interlocutore dopo le
elezioni. Gli interlocutori non li scegliamo noi e Vendola d'altra parte
non è responsabile del montismo". Intervento realistico e pragmatico, anche se discutibile, che probabilmente il pubblico non comprende a pieno e che viene accolto da molti fischi.
Anche l'intervento di Vittorio Agnoletto viene accolto con calore dalla platea, il medico cita Syriza come il modello a cui dovrà ispirarsi Cambiare si può.
All'arrivo di Ingroia la platea si scatena e gli applausi incominciano ancora prima che aprà bocca. Ingroia sembra emozionato, ma è chiaramente la star della giornata. Dice che la classe dirigente attuale è incapace di sconfiggere la mafia e per questo va cambiata. Non scioglie la riserva, ma tutti sanno che è lui il più quotato per la candidatura a premier. Da notare che quando parla dell'assemblea dice sempre la vostra iniziativa e non usa mai la prima persona plurale. In ogni caso garantisce che lui ci sarà, "dall'Italia o dal Guatemala, questo si vedrà dopo".
Numerosissimi i temi affrontati negli altri interventi, parla persino un sindacalista della Uil. Sul piano dei partiti sono in molti ad aprire a Rifondazione Comunista, qualcuno soltanto prende in considerazione l'idea di trattare con Sel, ma solo dopo le elezioni e solo dopo che Vendola lascerà perdere il Pd. Temi ricorrenti sono quelli del debito e dei beni comuni, e le critiche al Partito Democratico arrivano soprattutto su questi temi. Si parla anche di questione femminile, della diseguaglianza di genere in Italia e qualcuno si lamenta per le poche voci femminili che intervengono dal palco.
La chiusura spetta a Marco Revelli e si passa subito alle cose concrete. Dovranno nascere dei comitati promotori locali che il 14 e il 15 dicembre devono organizzare delle assemblee territoriali. Sulla base di queste assemblee molto probabilmente ci sarà una nuova assemblea nazionale di Cambiare si può entro dicembre e in quell'occasione dovrebbe essere definito con certezza l'assetto con cui ci si presenterà alle elezioni.
(D.P.)
per motivi di spazio purtroppo l'unione inquilini non ha potuto svolgere il suo intervento ma parteciperemo alle assemblee locali del 14 e 15 dicembre quello che segue è quello che avremmo voluto dire perchè il tema della casa non può non stare dentro la proposta di cambiare si può
RispondiEliminaMessaggio alle compagne e ai compagni promotori dell'assemblea nazionale "Cambiare si può!"
Crescono gli sfratti: poco meno di 65 mila sentenze solo nel 2011. Nella crescita totale, però, sono quelli per morosità che subiscono l'impennata, divenendo ormai il 90% delle sentenze emesse. Con l'attuale trend di crescita, se ne prevedono 200.000 nei prossimi tre anni. Dentro l'inverno più duro della crisi e della recessione, un intervento urgente è necessario: il blocco di tutti gli sfratti, compresa la morosità incolpevole, e delle aste giudiziarie sulla prima casa, anche queste ultime in crescita. Sono 600 mila i nuclei utilmente collocati nelle graduatorie per una casa popolare, a cui non è possibile dare una risposta. Non serve, quindi, dismettere il patrimonio pubblico, serve il contrario: incrementarlo a partire da quello in disuso. Serve un grande piano per il recupero urbano ai fini della residenza popolare. Quella sì che sarebbe una "grande opera" per la riconversione dell'economia. Sarebbe un vero intervento pubblico antirecessivo e, insieme, un grande piano per il lavoro. A proposito, di parametri di convergenza europei, per entrare in Europa sulla politica sociale della casa, l'Italia dovrebbe quadruplicare l'offerta di alloggi a canone sociale (abbiamo un misero 4% a fronte di una media del 16%). Dove trovare le risorse? Si può, per una volta, provare a tagliare le unghie alla rendita immobiliare parassitaria? Investigare i movimenti della rendita, significa andare al cuore dei processi di valorizzazione. La rendita immobiliare, cioè, ci parla dei nodi strutturali della crisi e di quella che si chiama finanziarizzazione dell'economia. Nel decennio passato, le operazioni di finanziarizzazione immobiliare, quali strumenti di capitalizzazione di borsa delle imprese, hanno smosso miliardi di euro. Noi dell'Unione Inquilini, abbiamo fatto uno studio, partendo dalle nostre lotte, sulla cartolarizzazione degli immobili pubblici in Italia a cavallo tra la fine degli anni 90 e il primo decennio del nuovo secolo. In un audit sul debito, per verificare come si sia costituito, quale sia la sua struttura e quale parte possa essere legittima e quale no, anche noi avremmo da dire qualcosa di importante. Per tutte queste ragioni, siamo interessati all'assemblea del primo dicembre e, pur nell'autonomia che è propria di una organizzazione sindacale di massa, alla proposta di costruzione di una sinistra di alternativa che proponga l'uscita dalle gabbie dell'ubriacatura neoliberista.
Walter De Cesaris - Segretario Nazionale
Vincenzo Simoni - Presidente Nazionale