giovedì 31 gennaio 2013

TEATRO SAN MARTINO BENE COMUNE

teatro san martino bene comuneRiaprirà i battenti il teatro San Martino, situato in via Ciutadella de Minorca. Lo farà in occasione della Sartiglia, ospitando la rassegna Mediterranea, organizzata dall Confcommercio. 

La Furia Rossa ha una proposta per il futuro di questa struttura, una proposta coraggiosa (o forse temeraria) e di difficile attuazione, forse una proposta da sognatori, ma che vale la pena esporre.

Conosciamo tutti le difficoltà in cui versano le casse degli enti locali, soprattutto dei comuni, a causa della crisi, del patto di stabilità, dell'evasione e dell'elusione fiscale, etc etc. Ci sembra difficile dunque che il comune riesca a gestire completamente le strutture di una simile struttura. 

Una soluzione potrebbe essere quella di darla in gestione a una cooperativa o a un'azienda, ma noi vorremmo proporre qualcosa di radicalmente diverso. 

Partiamo dalle esperienze dei cinema-teatro occupati in tutta Italia, a Roma si pensi al cinema Palazzo o al Teatro Valle, che portano avanti un programma culturale di tutto rispetto senza alcuna sovvenzione pubblica e senza scopo di lucro grazie alla sinergia fra lavoratori dello spettacolo e cittadini. Si tratta di esperienze ormai stabili, che grazie ai proventi delle iniziative organizzate (a prezzi popolarissimi) e in parte anche al volontariato di chi ci si impegna quotidianamente, hanno abbellito e ristrutturato edifici talvolta abbandonati da tempo e che garantiscono una programmazione fittissima e quotidiana di eventi. 

Anche la gestione del teatro San Martino potrebbe seguire questa direttrice di sviluppo: affidare il teatro alla gestione diretta dei cittadini (si potrebbe pensare anche a forme di azionariato popolare) che tramite assemblee periodiche decidano riguardo la gestione della struttura. Non si tratterebbe esattamente di un controllo pubblico del teatro (con tutti i limiti che ne deriverebbero), nel senso che non sarebbe il comune a gestirlo direttamente, ma neanche di un controllo privato, quanto piuttosto di una gestione della cultura da parte della comunità nell'ottica della salvaguardia dei beni comuni.

E' un programma difficile da realizzare e che andrebbe dettagliato molto di più rispetto a quanto fatto in questa sede ed è proprio per questo che chiediamo agli artisti oristanesi di prendere in considerazione l'idea e di impegnarsi direttamente per proporla al Comune in una forma più dettagliata e più specifica.


(D.P.)

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