giovedì 28 febbraio 2013

IL MITO DELLA FALSA RIVOLUZIONE

IL MITO DELLA FALSA RIVOLUZIONE Premessa

Questo scritto sulle elezioni non vuole essere un'analisi scientifica. Tantomeno vuole essere una raccolta di riflessioni personali su quanto accaduto. Piuttosto vuole essere un'analisi politica e proprio in quanto tale è schierata e ha come obiettivo quello di proporre una visione della situazione  attuale che sbocchi in una bozza di risposta pratica.

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Chi ha perso?
 
Quest'analisi arriva un po' tardi, quando probabilmente l'interesse per quanto portato alla luce dal voto del 24 e 25 febbraio è già stato soppiantato dalle domande sul futuro del governo. D'altra parte questo comporta il vantaggio di aver avuto il tempo di rimuginare e di leggere commenti scritti da autori ben più preparati e brillanti. Tanto per iniziare possiamo porci questa domanda: chi ha perso le elezioni politiche italiane? 
Si può rispondere, senza tentennare più di tanto, che hanno perso tutte le forze che si dispongono sul lato sinistro dell'arco costituzionale (addirittura nel caso del Pd potremmo dire che si pone a cavallo fra la parte più moderata della sinistra ed il centro). E' bene notare che ciò non implica necessariamente che abbiano vinto quelle che si trovano sul lato destro.
Approfondendo potremmo dire che hanno perso tutte quelle forze che proponevano una risposta di carattere più o meno moderatamente socialdemocratico alla crisi strutturale che affrontano l'Italia e l'Europa. Nello specifico il Pd, che pur avendo agito e promettendo di agire in futuro in continuità con l'agenda Monti, temperava le politiche di austerità con proposte di carattere sociale e Rivoluzione Civile che, pur essendosi definita alternativa alle politiche dell'agenda Monti, non assumeva a dispetto del nome un carattere di forza che mira a trasformare la società. 

Sulle cause del pessimo risultato di Rivoluzione Civile si sono espressi in tanti e credo che quest'articolo di senzasoste.it condensi al meglio il senso delle critiche. Ugualmente si possono individuare decine e decine di cause per le quali il Partito Democratico ha sperperato il suo vantaggio elettorali. Tuttavia ogni analisi si concentra perlopiù su motivazioni contingenti e su errori tattici. Nel paragrafo seguente proverò a formulare un ragionamento su una tendenza di lungo periodo di cui la sconfitta della "sinistra" alle elezioni non è che un aspetto, in fondo abbastanza marginale.

Il lutto del welfare state, l'annichilirsi della Sinistra e l'avvento dei falsi rivoluzionari


Da quando le narrazioni politiche neoliberiste e neoconservatrici hanno preso il sopravvento, dall'inizio degli anni '80 insomma, i partiti di Sinistra hanno cominciato a spostarsi verso il centro con una velocità maggiore di quella che dovrebbero avere per inerzia. L'avvento dei neoliberisti nasce dalla crisi dello Stato sociale, crisi alla quale la Sinistra ha risposto come si risponde a un lutto. Prima non ha voluto accettare la scomparsa delle garanzie del welfare state e ha combattuto (questa fase ha avuto inizio negli anni '70 e potremmo dire che gli ultimi strascichi in Italia sono stati Genova nel 2001 e l'ultima grande mobilitazione in difesa dell'articolo 18 nel 2002); in seguito ha provato ad elaborare una strategia alternativa, che nei fatti altro non era che un'accettazione del rinvigorito paradigma liberista (vedi la terza via di Tony Blair e Gerard Schroeder); infatti quando la crisi strutturale del capitalismo occidentale post-fordista è esplosa con la crisi finanziaria l'illusione di una possibile terza via è venuta meno e i partiti che una volta erano di Sinistra hanno accettato la scomparsa dello stato sociale appiattendosi su posizioni centriste e accettando l'austerità (vedi il Pd e i partiti socialisti greco, spagnolo, portoghese e francese).


Se i partiti socialdemocratici in questo processo di moderazione progressiva tendevano ad andare verso il centro, i partiti che rivendicavano ancora il proprio essere comunisti tendevano ad occupare lo spazio lasciato libero dai socialdemocratici adottando programmi sempre meno radicali e accettando accordi di governo che andavano contro la loro stessa natura.


Non si possono nemmeno rimproverare gli attori partitici per questo progressivo scivolamento al centro, in quanto fondamentalmente si tratta di un processo storico al di là della loro stessa volontà. Fattostà che la Sinistra radicale ha abbandonato ogni prospettiva di cambiamento della società capitalista, in favore di un cambiamento nella società capitalista.

Anche gli elettori di sinistra hanno reagito in maniera simile alla crisi dello Stato sociale. Prima hanno lottato, poi hanno cercato un partito che proponesse una terza alternativa e infine hanno accettato la fine del welfare state, riversando il loro malcontento per una società sempre meno inclusiva nel sostegno a partiti che non proponevano la restaurazione della sicurezza sociale pubblica e soprattutto promettevano avventure rivoluzionarie di carattere puramente propagandistico. Questa era la natura di Forza Italia, questa è la natura del MoVimento Cinque Stelle.


Spiegandoci meglio: a un certo punto le contraddizioni strutturali di questa particolare forma di capitalismo in cui viviamo sono esplose manifestandosi in crisi di vario tipo (in Italia politica prima ed economica e finanziaria in seguito). Con l'esplosione di queste crisi la Sinistra ha perso la capacità di analizzare la realtà e soprattutto non è stata in grado di proporre un'alternativa al sistema in crisi. Sono emerse allora delle forze che si presentavano come anti-sistema, ma in realtà non lo erano ed erano funzionali al mantenimento dello stesso. L'M5S, per come è stato concepito da Beppe Grillo e da Casaleggio, fa esattamento questo: individua un nemico esterno alla comunità nazionale sacra e omogenea (la Ka$ta vs la Gente) e propone una rivoluzione che rivoluzione non è; sostituire la Casta con privati cittadini alla loro prima esperienza politica non è una rivoluzione, non è cambiare il Sistema, ma sostituire l'élite governante. Gli elettori che si dicevano (e si dicono tuttora di Sinistra), cioè generalmente gli esclusi dai vantaggi del nostro sistema economico, hanno preferito questi falsi rivoluzionari. Il problema è che la falsa rivoluzione di Grillo è quanto più di sinistra si può trovare nel mercato elettorale in questo momento (sic!), perché il Partito Democratico come abbiamo già detto, si è appiattito al centro e la Sinistra radicale utilizza schemi e modelli concettuali validi per per la società capitalista tradizionale, ma non per quella di transizione in cui viviamo.


Superare il mito della falsa rivoluzione


Criticare nella maggior parte dei casi è più facile che costruire un'alternativa. Questa è in fondo la ragione del successo prima di Forza Italia e poi del Movimento Cinque Stelle. Il problema si ha quando si critica la critica. Negli ultimi giorni Wu Ming ha elaborato quelle che secondo me possono essere definite le basi teoriche della critica da Sinistra al M5S, ma non ci si può presentare al cittadino con una semplice critica del movimento di Grillo, perché è logico che il cittadino consideri coloro che attaccano chi critica il sistema come difensori del sistema stesso. Se il lavoro di Wu Ming è sacrosanto, sbaglia chi ritiene che ci si debba fermare lì.


Il fatto è che è necessaria la costruzione di un'alternativa al modello economico, sociale e politico in cui viviamo. Questa alternativa non può essere però quella propagandata dal Partito Comunista dei Lavoratori (giusto per fare un esempio), perché appare agli occhi dei lavoratori, dei precari, degli esclusi e degli sfruttati come la riproposizione di una minestra riscaldata già innumerevoli volte nel corso del Novecento. Per di più una minestra che non è piaciuta a nessuno, una proposta politica che laddove si è realizzata è andata incontro al fallimento per i più svariati motivi. Dev'essere un'alternativa che parta da Marx, ma che si adatti alla specifica forma di capitalismo in cui viviamo per la quale non sono validi gli strumenti teorici di analisi e pratici di azione utilizzati fino ad ora.


Bisogna superare il mito delle false rivoluzioni, utili soltanto a distrarre forze da ogni tentativo serio di rovesciare questo sistema, e costruire il progetto di una vera rivoluzione. Questo progetto non può costruirsi su basi meramente teoriche, ma dev'essere costruito tramite l'azione. L'imperativo della Sinistra dev'essere sottrarre spazi al controllo del sistema di potere in cui viviamo e costruire in questi spazi progetti e percorsi che poi nella pratica si perfezionerano fino a diventare un compiuto e nuovo progetto rivoluzionario.


Il parlamento è l'ultimo obiettivo, in senso logico e cronologico, per ora pensiamo a riappropriarci di ciò che appartiene alla collettività e di costruire in questi spazi l'alternativa.





(D.P.)


P.S. Linko di seguito un'intervista a Wu Ming che condensa l'analisi del collettivo di scrittori sul Movimento Cinque Stelle e su Grillo. In fondo alla pagina trovate i link ad altri articoli sul tema.  


Intervista a Wu Ming: "Grillo cresce sulle macerie dei movimenti"












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