lunedì 26 maggio 2014

RAPIDA ANALISI DEL VOTO EUROPEO

RAPIDA ANALISI DEL VOTO EUROPEO
immagine tratta da repubblica.it
 Questa piccola analisi riguarda i dati più significativi emersi a livello europeo dalle votazione del 22-25 maggio per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Seguiranno nei prossimi giorni l'analisi del voto in Italia e in Sardegna.

Il nuovo Parlamento europeo vede una maggioranza relativa del Partito Popolare con 211 seggi; il secondo gruppo parlamentare è quello socialdemocratico (187). Gli altri gruppi hanno collezionato percentuali minori e sono nello specifico: liberaldemocratici (72), verdi e indipendentisti (55),
conservatori e riformisti (45), sinistra europea (43), destra euroscettica (35). Infine ci sono 101 parlamentari non ancora iscritti ad alcun gruppo parlamentare (fra i quali la pattuglia del Movimento 5 Stelle). Il totale degli europarlamentari consta di 751 eletti. L'immagine qua sotto permette di avere una visione d'insieme su quali sono stati i primi partiti nei 27 Paesi membri.

Emerge chiaramente che il vento che soffia in Europa viene da destra. Il centrodestra vince in 11 stati; in Francia il primo partito è il Front National di Marine Le Pen, estrema destra xenofoba, omofoba e nazionalista. In Inghilterra lo United Kingdom Indipendence Party è il primo partito e raccoglie il 31% dei consensi (con un'affluenza però molto bassa); l'Alleanza per la Croazia, fondata da un criminale di guerra, ha totalizzato il 7% dei consensi; in Danimarca il Partito Popolare (il nome non inganni, sono un partito di estrema destra) arriva primo col 26%; in Austria i neonazisti del FPÖ sono il terzo partito con il 19%; in Ungheria i fascisti di Jobbik sono il secondo con il 14% (di fronte a un plebiscitario 51% del centrodestra). E' uno scenario abbastanza tetro, anche perché le poche vittorie dei socialisti non possono certo rallegrarci, considerando che le politiche economiche e sociali del centrosinistra in tutta Europa non si distinguono da quelle dei partiti popolari.
Proviamo ad analizzare nello specifico il risultato dei PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna), ossia i paesi dell'Europa meridionale più colpiti dalle politiche di austerity. In Portogallo vince il centrosinistra col 35% dei voti, il centrodestra (che è al governo) al 27% e le sinistre raccolgono in totale il 17%; l'astensione portoghese si aggira intorno al 65%. In Spagna, con il 46% degli aventi diritto che si è recato al seggio, il Partito Popolare è il primo partito con il 26% di voti (ma perde 2,6 milioni di voti), i socialisti vanno al secondo posto con il 23% (perdendo anche loro 2 milioni e mezzo di voti), mentre la sinistra di Izquierda Plural prende il 10%; grande sorpresa è l'8% di Podemos, partito di Sinistra radicale che non sostiene Tsipras e che è nato da una costola dei movimenti di piazza spagnoli in lotta contro l'austerità. In Italia il Pd stravince con 11 milioni di voti (3 in più rispetto al 2009) e il 40%, l'M5S prende il 21%, Forza Italia perde tanto ma Berlusconi resiste non si sa come e riesce a tenersi 4 milioni di voti e il 16%, la Sinistra di L'Altra Europa per Tsipras supera lo sbarramento per il rotto della cuffia col 4% netto; l'affluenza è stata bassa col 58% (8 punti in meno rispetto a cinque anni fa), ma non tragica. In Grecia come previsto Syriza di Alexis Tsipras si impone come primo partito col 26%, seguito dal centrodestra al 23%; i neonazisti di Alba Dorata prendono il 9,4%; interessante il dato tragico del vecchio partito socialista greco, camuffatosi dentro una coalizione dal poco originale nome di L'Ulivo che raccoglie un misero 8%, dietro i nazisti e quasi raggiunto dai comunisti del KKE che hanno il 6%. 

Emerge chiaramente una controtendenza del'Italia rispetto agli altri tre Paesi. In Portogallo, Spagna e Grecia i partiti al governo sono stati puniti dagli elettori; la punizione si è abbattuta in generale sui partiti che appoggiano l'austerity e le politiche europee di risposta alla crisi, quindi socialisti e cristiano-popolari. Sono stati premiati i partiti della Sinistra che in vario modo si oppongono alla dittatura della Troika. In Italia invece il partito che è al governo ha addirittura aumentato il proprio bagaglio di voti e le opposizioni hanno perso tutte, con l'eccezione della sinistra pro Tsipras che però si è fermata al 4%, facendo segnare il peggior risultato fra i PIGS. Certamente i movimenti e i partiti della sinistra italiana dovrebbero farsi qualche domanda e cercare di ispirarsi al lavoro compiuto negli altri Paesi; per quel che ci riguarda si tratta di un'analisi lunga e complessa, che non possiamo sviluppare in questa sede, ma che proveremo a svolgere nei prossimi giorni. Il caso italiano ha poi altre peculiarità che spiegano questa controtendenza, e le vedremo meglio nella parte ad esso dedicata.

Altro dato interessante a livello europeo sono i risultati dei partiti indipendentisti. In Catalogna i due partiti promotori del refendum si attestano insieme poco sotto il 45%; nello specifico Esquerra Republicana (sinistra indipendentista) prende il 23,7% e Convergència i Unió (centrodestra indipendentista) il 21,9%; in Scozia lo Scottish National Party è il primo partito col 29%; nel Paìs Vasco il Partido Nacional Vasco (centrodestra autonomista) raccoglie il 27% e Bildu (sinistra indipendentista) si attesta al secondo posto col 23%. Soprattutto nell'ottica dei prossimi appuntamenti referendari per l'indipendenza in Scozia e Catalogna sono dati che fanno riflettere. Da un lato sono lati positivi visti i buonissimi risultati, ma ricordano anche che una volta fatta la scelta del referendum bisogna arrivare al 50% più uno e c'è ancora del lavoro da fare per raggiungere questo obiettivo.

(D.P.)






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