lunedì 22 giugno 2009

Presentazione "Qualcuno era comunista" a Oristano


Sabato 27 giugno alle 18 al primo piano del palazzo INPDAP di Oristano, in piazza Roma, Luca Telese presenta il suo ultimo libro “qualcuno era comunista”.

"Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia. Qualcuno era comunista perché il padre, lo zio, il nonno...la mamma no! Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre." Iniziava così il monologo che il compianto Giorgio Gaber scrisse insieme con Sandro Luporini quasi 20 anni fa. Ed è da qui che il giornalista, scrittore e conduttore televisivo Luca Telese parte per il suo nuovo libro, dal titolo, appunto "Qualcuno era comunista". Telese nel suo incalzante volume, ci racconta come i comunisti italiani siano diventati ex e post. Ci racconta, con ricchezza di dettagli, come il PCI abbia vissuto quell’era di cambiamenti iniziati con la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 1989, e continuata, pochi giorni più tardi, col discorso che il segretario, Achille Occhetto, pronuncia durante quella che venne definita da tutti “La svolta della Bolognina”. Discorso quello, destinato a cambiare per sempre la politica italiana, l’atto iniziale della fine del più importante partito comunista d’Occidente. Nei quindici mesi successivi, fino al congresso conclusivo di Rimini del 1991, la dissoluzione del grande partito di massa si trasformerà in una vicenda intricata e piena di colpi di scena, che assumerà via via, toni epici, tragici, a tratti farseschi. Qualcuno era comunista, racconta proprio questa storia, e i suoi primattori: Occhetto, il leader neoromantico, arruffato ed emotivo, il suo alterego, il gelido D’Alema, oppure Pietro Ingrao, il visionario che voleva la luna o il granitico Napoletano. Ma racconta anche come la “svolta” sia alla fine una vicenda di popolo,del meccanico di Berlinguer, o del compagno che rubò il ritratto di Stalin, o dell’interprete che traduceva i discorsi berlingueriani per il Cremlino.Un terremoto, come dice lo stesso autore, che ha lasciato in eredità una sinistra senza identità, incapace di vincere, una classe dirigente bloccata dagli stessi ex quarantenni che pretendevano il ricambio generazionale, un partito che ha mutato nome quattro volte senza mai cambiare facce. Forse perché, ancora oggi, su tutti i reduci di quella vicenda pesa, come una maledizione, il marchio della Bolognina, che li ha resi “post” o “ex” comunisti, senza mai riuscire a trasformarli in qualcosa di nuovo.

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