martedì 28 luglio 2009

Sweet Home Oristano. Il suonatore Jones, I parte.


Abbiamo intenzione di aprire con questo articolo una serie di interviste, racconti, indagini che mostrino la vita di una Oristano che non tutti conoscono. Vorremmo raccontarvi degli artisti di strada che animano le strade del centro storico, dei senza tetto, dei personaggi particolari e non omologati che abitano il capoluogo. Oristano insomma non è solo quella città sonnolenta che appare a tutti, c'è qualcosa di diverso dietro.

Turisti per le strade, forze dell'ordine apparentemente sfaccendate in giro per la città, i negozi aperti, i bambini e i ragazzi in baci. Questo il tipico quadro della Oristano di fine luglio. Ma se, passeggiando per via Dritta (o Corso Umberto, come la toponomastica ufficiale vorrebbe che noi la chiamassimo), aguzzate le orecchie vi può capitare di sentire una chitarra che suona. Il suono proviene da Palazzo Arcais, qualche metro di là dalla porta infatti un ragazzo, una ragazza e un cane stanno seduti per terra suonando e cantando.
I due, fidanzati, sono sardi: lui di Cagliari e lei di Oristano. E' con lui che parliamo principalmente, ci racconta che ha abbandonato le scuole molto presto e che a 18 anni è andato a Londra, da lì ha cominciato a girare l'Europa: "Non l'ho girata tutta, mi mancano il Portogallo, l'Andalusia..."; in ogni caso una gran bella esperienza di vita. Sono ormai 22 anni che suona nelle strade di Oristano, oramai conosce tutti e gli abitanti sono gentilissimi a quanto dice.
Ciò che conta, sostiene, è il rispetto. Lui viene qui a fare il suo lavoro, il suo dovere, a suonare insomma e si pone sempre con educazione e rispetto verso gli altri ed è per questo che in più di vent'anni gli sono capitati pochi guai. "Uno proprio oggi: una signora di un negozio qui accanto mi ha aggredito perché diceva di aver mal di testa e io la stavo disturbando". Lui ha deciso di non spostarsi però, perché la signora non è stata gentile, ma forte del suo potere, come ha detto lui -sa che le basta alzare la cornetta, chiamare la polizia e il nostro suonatore di strada viene costretto ad andarsene- lo ha attaccato. "Se me l'avesse chiesto gentilmente, mi sarei spostato più in là senza problemi".
Jones, scegliamo questo nome in onore al personaggio dell'Antologia di Spoon River immortalato da De André in una sua canzone, ci racconta che da ragazzino dopo aver lasciato la scuola ha iniziato a suonare con dei gruppetti nei locali di Cagliari. Questa non era però la strada che voleva seguire, la vita del musicista professionista ti impone delle gabbie, degli obblighi che non sono facili da rispettare: se suoni in un locale devi seguire una scaletta, hai un tempo di inizio e un tempo di chiusura, devi pagare la SIAE; per strada invece sei più libero.
Una costrizione fondamentale in realtà c'è anche nella vita del musicista di strada: è la fame, su famini. Anche se non hai voglia di suonare, se sei proprio stanco, la necessità di mettere su quei pochi euro per comprarti il cibo (e il tabacco, ma è un bisogno anche quello) ti costringe a scendere in strada e suonare.
Ci racconta, Jones, che da quando ha intrapreso questa vita le richieste di collaborazioni con altri artisti si sono moltiplicate. Da poco gli è stato chiesto di andare in giro per l'Italia a suonare con un gruppo, ma lui non ha accettato proprio perché il doversi incontrare a una certa ora per provare, tutti gli impegni non rispondono al suo ideale di vita. Dalla strada vedi il mondo al tuo stesso livello, non come da un palco da dove vedi tutto dall'alto in basso: Jones ha scelto la strada.

D.P. -La Furia Rossa

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