venerdì 27 gennaio 2012

Oristano-Sulcis: Non siamo poi così diversi

Sull'Espresso di questa settimana viene pubblicata un'inchiesta nella quale il Sulcis viene definita come la Provincia più povera d'Italia. Nella realtà descritta le fabbriche sprofondano, e con loro più di 3500 lavoratori. Un territorio sempre più povero, lasciato morire. Le lotte per il lavoro continuano, e non ci devono sembrare aliene. Nell'Oristanese non è poi così diverso. Certo, le fabbriche non chiudono, perché purtroppo o per fortuna non ci sono. Ma questo rende molto più difficile capire qual è l'effettivo disastro che si sta abbattendo su di noi. Le fabbriche nel Sulcis generano la maggior parte dell'indotto della Provincia, e la loro chiusura genererebbe così gravi e dirette ripercussioni su tutta l'economia. A Oristano invece il mercato del lavoro non ruota attorno ad un determinato settore, ma è piuttosto imperniato sulle clientele, e ciò tende a sviare l'attenzione comune da comparti lavorativi come la scuola, che è uno dei maggiormente colpiti. Oristano ha un tasso di disoccupazione dei giovani fra i 15 e i 24 anni che ammonta al 36%, contro una media nazionale del 29,6% ed europea del 21%, mentre quello dei giovani fra i 25 e i 34 anni ammonta al 27,5% rispetto alla media nazionale del 15,9%, piazzandosi così al secondo posto nella classifica delle Province sarde per tasso di disoccupazione subito dopo il Sulcis. La provincia di Oristano registra tassi di dispersione scolastica tra i più alti in Italia, e questa è sicuramente una fra le cause di una disoccupazione giovanile così alta, poiché il settore agricolo non può assorbire tutti gli studenti che abbandonano gli studi, e al contempo coloro che non hanno un titolo di studio hanno maggiori difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro dei servizi. Questi fattori generano un circolo vizioso che va a toccare molti ambiti, tra cui quello della sicurezza e della salute, rendendo i giovani più vulnerabili nei confronti del mercato clientelare. La mancanza di manodopera specializzata e qualificata non permette ai giovani un immediato ingresso nel mondo del lavoro. Infatti gli istituti tecnici e professionali sono quelli che maggiormente vengono dequalificati, e fatti passare come scuole di secondo grado e meno meritevoli.
La mancanza di strutture tecniche adeguate, non permette la creazione di un sistema di istruzione che operi anche in chiave futura.
Tutto questo, in una situazione di normalità politica preoccuperebbe le istituzioni, che dovrebbero avere a cuore il futuro dei propri cittadini, in particolare dei più giovani. Comune e Provincia dovrebbero unirsi in una lotta a livello istituzionale contro i piani di dimensionamento che castrano ancora di più il settore scolastico, cercando di far arrivare più fondi da destinare alla scuola. Ecco perché è necessario un cambiamento di rotta, ed è necessario che Comune, Provincia e Regione operino in sinergia, per cercare di tirare fuori dal precipizio la Provincia di Oristano. La apertura di spazi sociali, delle politiche incentrate sui giovani, sono l'unico salvagente. Siamo fuori tempo massimo, bisogna agire con rapidità.

(D.S)

1 commento:

  1. quale pensate che possa essere un buon punto di partenza? visto e considerato che comunque le istituzioni sono sorde al nostro grido di aiuto penso che sia compito di noi giovani in primis cercare di fare qualcosa... mauroneroni@inwind.it

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