martedì 5 giugno 2012

5 Giugno 1975

“Margherita Cagol.
Dipinta come un’appendice del marito, da cui “dovrebbe” aver preso l’ideologia rivoluzionaria più per amore che per la sua reale scelta politica, Margherita Cagol, ora assassinata nello scontro di Acqui, è considerata dallo Stato e dalla stampa borghese come una donna totalmente incapace di scelte personali dettate da una presa di coscienza politica.
La stampa borghese, serva dei padroni, porta nei suoi confronti un duplice abominevole attacco: oltre alla denigrazione personale che colpisce la donna in quanto sottospecie umana incapace  di fare scelte rivoluzionarie autonome.
Margherita è morta, assassinata dallo stato della violenza come migliaia di altri ed altre rivoluzionarie, pienamente cosciente della sua scelta di lotta fatta per abbattere il sistema capitalistico e per eliminare quindi lo sfruttamento di qualsiasi essere umano su un altro essere umano.
Evidentemente non meraviglia affatto i compagni rivoluzionari l’attacco politico della stampa sia di Stato che riformista sulle forme di organizzazione e di resistenza armata oggi esistenti in Italia, ma piuttosto il fatto che a questo si aggiunge l’attacco alla donna che non può fare queste scelte politiche se non in quanto manipolata da un uomo di cui si è innamorata perdutamente e per frustrazioni amorose in generale. E’ il caso anche della compagna Ulrike Meinhof oggi coinvolta nel processo più scandalosamente antidemocratico e illegale dell’occidente capitalistico.
Ulrike Meinhof avrebbe intrapreso all’interno di un’organizzazione armata a causa di sue precedenti delusioni amorose. E’ la disperazione individuale, l’insoddisfazione all’interno dei rapporti personali che muove la donna a votarsi e a sacrificarsi per la causa rivoluzionaria. Noi sappiamo che sia Margherita sia Ulrike  hanno fatto le loro scelte di classe e d’organizzazione in base a una presa di coscienza precisa e ad una analisi del momento politico, (fase politica, autonomia della classe, ruolo del riformismo, organizzazione) che pur non condividendo, non possiamo che rispettare.
Nel conto che dovranno pagare i padroni e i loro servi, aggiungiamo anche questo modo di trattare la donna.
Pagherete Caro, pagherete tutto”


Rosso contro la Repressione 16, Milano 1975

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