“Margherita Cagol.
Dipinta come un’appendice del marito, da cui “dovrebbe” aver preso
l’ideologia rivoluzionaria più per amore che per la sua reale scelta
politica, Margherita Cagol, ora assassinata nello scontro di Acqui, è
considerata dallo Stato e dalla stampa borghese come una donna
totalmente incapace di scelte personali dettate da una presa di
coscienza politica.
La stampa borghese, serva dei padroni, porta nei suoi confronti un
duplice abominevole attacco: oltre alla denigrazione personale che
colpisce la donna in quanto sottospecie umana incapace di fare scelte
rivoluzionarie autonome.
Margherita è morta, assassinata dallo stato della violenza come migliaia
di altri ed altre rivoluzionarie, pienamente cosciente della sua scelta
di lotta fatta per abbattere il sistema capitalistico e per eliminare
quindi lo sfruttamento di qualsiasi essere umano su un altro essere
umano.
Evidentemente non meraviglia affatto i compagni rivoluzionari l’attacco
politico della stampa sia di Stato che riformista sulle forme di
organizzazione e di resistenza armata oggi esistenti in Italia, ma
piuttosto il fatto che a questo si aggiunge l’attacco alla donna che non
può fare queste scelte politiche se non in quanto manipolata da un uomo
di cui si è innamorata perdutamente e per frustrazioni amorose in
generale. E’ il caso anche della compagna Ulrike Meinhof oggi coinvolta
nel processo più scandalosamente antidemocratico e illegale
dell’occidente capitalistico.
Ulrike Meinhof avrebbe intrapreso all’interno di un’organizzazione
armata a causa di sue precedenti delusioni amorose. E’ la disperazione
individuale, l’insoddisfazione all’interno dei rapporti personali che
muove la donna a votarsi e a sacrificarsi per la causa rivoluzionaria.
Noi sappiamo che sia Margherita sia Ulrike hanno fatto le loro scelte
di classe e d’organizzazione in base a una presa di coscienza precisa e
ad una analisi del momento politico, (fase politica, autonomia della
classe, ruolo del riformismo, organizzazione) che pur non condividendo,
non possiamo che rispettare.
Nel conto che dovranno pagare i padroni e i loro servi, aggiungiamo anche questo modo di trattare la donna.
Pagherete Caro, pagherete tutto”
Rosso contro la Repressione 16, Milano 1975
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