Sabato 29 si è tenuta l’assemblea costituente di Cambiare si può – Oristano, con la partecipazione di più di 70 persone tra esponenti dei movimenti e delle lotte della provincia di Oristano e semplici cittadini che non sopportano più la morsa economica imposta dalle politiche di austerità.
Nessun dubbio sulle cause della crisi economica, rintracciabili nella finanziarizzazione del capitalismo né tantomeno sulle responsabilità dell’Europa nell’aggravarsi della stessa a causa dell’imposizione dall’alto di austerità e politiche neoliberiste.
Nessun dubbio nemmeno sulle responsabilità del Partito Democratico, che ha fatto parte della maggioranza che sosteneva il governo Monti e che non è ancora riuscito a proporre una seria alternativa al montismo. “Il problema” dice Marco Contu, relatore dell’assemblea, “non è Berlusconi, ma le politiche neoliberiste imposte dall’UE e applicate da Monti con il voto del Partito Democratico, dall’abolizione dell’articolo 18 all’approvazione del Fiscal Compact”.
Cambiare si può si affianca al movimento arancione di De Magistris e ad alcuni partiti come il Comunisti Italiani, l’Italia dei Valori, i Verdi e Rifondazione Comunista. Si è però deciso che partiti e movimenti facciano un passo indietro, rinunciando a presentare il simbolo e che si uniscano in una lista unitaria rappresentante le istanze politiche di chi subisce l’austerità e il neoliberismo sulla propria pelle tutti i giorni. Una lista unitaria che abbia come candidato premier Antonio Ingroia, il magistrato antimafia della procura di Palermo. “Ingroia è la persona che in questo momento, meglio di chiunque altro, può rappresentare queste istanze politiche” dice ancora Contu.
Ciò che soprattutto emerge dall’assemblea oristanese di Cambiare si può è la precisa volontà di non accettare alcuna candidatura calata dall’alto nella circoscrizione Sardegna. “Le candidature devono essere espressione delle assemblee territoriali e di quella regionale” si legge nel documento conclusivo approvato all’unanimità dalla settantina di presenti e numerose voci durante l’incontro hanno ribadito questo punto, anche per ribadire la specificità della questione sarda e per difendere i principi di sovranità stabiliti dallo Statuto ma mai messi in pratica.
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